La mostra dedicata a Bosch e un altro Rinascimento, che si può visitare a Palazzo reale a Milano fino al 12 marzo 2023, è sicuramente un appuntamento con l’arte e la riflessione su di sé…
Come già specificato in altre mie recensioni di mostre, non sono una critica d’arte, e perciò vi posso dare la mia personale visione in base alle impressioni che di primo impatto mi hanno suscitato le opere. O gli approfondimenti che mi sono venuti in mente mettendo in ordine le mie fotografie.
In questo video viene intervistato il curatore della mostra da una mia collega di scuola: Raffaella Arpiani:
Innanzitutto perché un altro Rinascimento…?
Jeromimus Bosch nasce in Olanda nel 1453 da una famiglia di pittori, lavora in un periodo molto fecondo per la produzione artistica dei pittori fiamminghi, prende parte alla Confraternita della nostra Diletta Signora, legata al culto della Vergine Maria, e questo gli consente di avere accesso ad un pubblico di committenti facoltosi e istruiti, che sono quindi in grado di leggere e apprezzare i temi trattati nei suoi dipinti, le metafore messe in scena e i simboli usati.
Accanto quindi al Rinascimento diciamo così “italiano” che nelle forme dell’arte reinterpreta l’idea di perfezione della classicità, quest’altro rinascimento è più legato ad un concetto di Risveglio della coscienza: l’umanità rappresentata da Bosch è una fotografia dei vizi, delle virtù, delle esagerazioni, delle assurdità, della rapacità del genere umano. I suoi mostriciattoli e le sue città dell’Assurdo e del Fuorismo (passatemi il termine inventato), sono immagine visiva dei nostri demoni, persino di oggi. In questo sta quindi l’Umanesimo di questo artista.
Accanto a dettagliati cieli stellati rinchiusi in piccoli cilindri, dove ascendono anime in preghiera, troviamo strani mostri, ibridi di varie creature, intenti in attività inspiegabili… Paesaggi solo in apparenza placidi e bucolici, brulicanti invece di una umanità inquieta, in certi tratti perversa, o totalmente folle… E in queste città della follia volano pesci nel cielo e trasportano coppie in volo come se fossero in gita per un picnic…
Purtroppo le foto non sono un granché, ho potuto fare solo alcuni rapidi scatti d’insieme e alcuni dettagli che più mi colpivano, poiché c’era così tanta gente che si accalcava davanti ad ogni quadro, ed era impossibile porsi ad una certa distanza per poterlo contemplare in pace, e poi soffermarsi nei dettagli… come di solito piace fare a me.
A sinistra: Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio
Incredibili navi volanti con a bordo inaspettati passeggeri sotto forma di mostri, o demoni, ingaggiano battaglia disturbando il viaggio del santo in preghiera mentre ascende al cielo…
Un’umanità mostruosa e incosciente travolge nelle sue assurde faccende il Santo appoggiato in preghiera, nessuno di loro sembra consapevole di essere ripreso, osservato. In lontananza un villaggio di case brucia, e un esercito di cavalieri attraversa il ponte, ma la sfilata di figure assurde non se ne cura, solo il santo in basso a destra instaura con lo sguardo triste e frastornato, un dialogo silenzioso con chi osserva il quadro.
Anche in quest’altro dipinto molto più piccolo, l’ambiente intorno al personaggio principale pullula di animaletti strani e simbolici
Diavoli con ali di farfalla, serpenti trasparenti…
E spesso queste città in fiamme, avvolte in dense nubi di fumo nero… sembrano scene già viste leggendo l’Inferno di Dante…
Anche sulle stampe monocromatiche troviamo sempre queste scene di inquieta follia: il portale a forma di testa di demone dalla cui bocca arrivano in scena moltitudini di anime questuanti… mentre tutt’intorno altre creature bestiali tormentano e seviziano altre anime nude e infelici.
Questo linguaggio visivo bizzarro e mostruoso non era in realtà sconosciuto in Italia, un altro artista lo aveva intrapreso: Leonardo Da Vinci, nei suoi ritratti caricaturali, o nello studio della fisionomica aveva in realtà ripreso le grottesche ovvero una forma d’arte decorativa utilizzata nelle decorazioni classiche.
Nella mostra troviamo esposto infatti anche un quaderno di appunti di Leonardo con caricature e visi dove i difetti del volto vengono esaltati, e diventano la caratteristica principale…
Questo dipinto fa riferimento ad un testo visionario del XII secolo che riporta la visione ultraterrena di un cavaliere irlandese Tnugdali, che rimasto incosciente per tre giorni, viene guidato da un angelo tra gli orrori dell’inferno e le meraviglie del paradiso, perché ne tragga un insegnamento e si faccia messaggero presso gli uomini affinché si convertano al bene. La narrazione ricca di dettagli e le immagini che scaturivano leggendo suggestionarono e certamente influenzarono lo stesso Dante Alighieri, che nella Divina commedia sembra a noi italiani descrivere così bene i tormenti rappresentati da Bosch… In realtà tutti influenzavano tutti in questo tempo di riflessione culturale.
Anche altri pittori fiamminghi della stessa scuola interpretano questa inquietudine molto bene…
Queste scene infernali mi fanno pensare agli Orchi di Tolkien, e chi lo sa, forse quegli orchi al pari dei dipinti di Bosch, altro non sono che gli umani incoscienti, che hanno perso lo spirito divino donatogli dal Creatore, che inseguono pulsioni malvagie e distruttive.
Questa immagine di Cristo nell’arco d’oro che butta giù il portone addosso ai Diavoli/Orchi mi fa pensare alla scena del Signore degli Anelli, quando Re Theoden guida i Rohirrim in una cavalcata senza speranza fuori dal Trombatorrione nel Fosso di Helm, “meglio morire combattendo, che aspettando” dice… e poi arriva la luce dalle Montagne, arriva Gandalf e travolge l’orda degli orchi.
Altre foreste infestate di animali fantastici, pesci volanti, scimmie demoniache, e questo serpente che fa pensare al simbolo antico di Esculapio, il Dio della Medicina: il serpente che si attorciglia sul bastone, da non confondere con la coppia di serpenti che si attorcigliano, che invece è il Cadueceo di Ermes, ed è il simbolo dei Farmacisti.
Ritroviamo il serpente ancora in questo dipinto di Brueghel il Vecchio.
Le sue foreste sono particolarmente magiche per l’uso che fa dei chiari e degli scuri: la foresta pur essendo cura e tenebrosa è popolata da creature colorate, fantastiche, o mitologiche, fiori, uccelli… e lontano, all’orizzonte questi paesaggi immersi nell’azzurro… vorresti uscire da questa selva oscura, e camminare in quel paesaggio azzurro e sereno, lontano.
Altro tema che sovente ricorre in questi autori che seguono il filone di Bosch è l’Allegoria, la Metafora…
Il fuoco inteso come forza distruttrice della Natura viene rappresentato dall’incendio che imperversa sulle colline nello sfondo a destra, mentre nel bosco in primo piano troviamo una sorta di officina dei metalli, quindi sempre il fuoco come forza creatrice però stavolta. Il disordine con cui sono accatastati gli oggetti creati richiama il disordine naturale… e su tutto domina questo fantastico candelabro dorato che sembra sospeso dalle fronde. Lo trovo veramente fantastico e surreale, soprattutto immaginandolo come un’opera del 1500-1600.
Oltre a Bosch sono esposti anche diversi pittori seguaci del suo filone narrativo
Quest’opera è particolarmente interessante poiché l’autore ha dipinto un ambiente fantastico utilizzando come sfondo una lastra di pietra paesina, in questo modo le naturali venature di minerali che creano sfumature irregolari e imprevedibili hanno suggerito un paesaggio che il pittore ha poi interpretato creando grotte, archi, alberi…. e mostri variopinti.
Strana questa grotta in cui avviene questa magia, sembra scavata in un ambiente lacustre e all’uscita a sinistra si vede una luce abbacinante dorata, che si specchia anche nell’acqua creando questa sfera infuocata all’orizzonte.
E che strani mostri ibridi tra animali e insetti e uccelli che assistono reggendo libri di magia…
Questa torre al centro del giardino del Paradiso è la Fontana della Giovinezza e mi fa pensare alla Torre d’Avorio della Storia Infinita.
Il trittico descrive l’Apocalisse, l’arrivo di Gesù che sembra affacciarsi da un oblò circolare che mostra alle sue spalle un cielo limpido e celeste in contrasto con il nostro cielo terreno, già corrotto dai fumi delle fiamme eterne che imperversano poi nella città infernale sulla destra. La visione dell’inferno non è altro che una esasperazione di ciò che già di malvagio e distorto viene fatto nella terra, nella visione centrale.
Invece il cielo limpido riprende sul lato sinistro con la visione del paradiso ed il lontano paesaggio turchese. Queste di seguito sono le due pale laterali della visione centrale
Le visioni dell’Apocalisse e le Anime dannate condotte alla punizione eterna, le porte dell’Inferno come bocche mostruose spalancate ad ingoiare per sempre chi ha vissuto nel male, sono un tema molto sentito nel periodo tra il Medioevo e il Rinascimento…
I demoni che tormentano il santo assomigliano a quelli che appaiono a Siddartha nel film “Il piccolo Buddha”, quando cerca l’illuminazione seduto vicino allo specchio d’acqua e nel suo riflesso vede una sequenza di immagini ingannevoli, alcune bellissime e seducenti, altre terribili e mostruose.
Il tema di Sant’Antonio ricorre ripetutamente, anche nello stesso autore… a questo punto mi viene spontanea la domanda: ma chi era? Se insistono così tanto ci sarà un motivo:
Sant’Antonio Abate, chiamato anche Sant’Antonio Il Grande, Sant’Antonio d’Egitto, Sant’Antonio del Deserto, Sant’Antonio l’Anacoreta… è stato un abate ed eremita egiziano vissuto tra il 250 e il 350 d.C. In sostanza è stato il fondatore del Monachesimo cristiano e il primo degli Abati nel senso che fu il primo padre spirituale di “famiglie di monaci” che si consacrarono al servizio di Dio.
Un altro tema molto spesso trattato era l’illustrazione dei sette vizi capitali:
Interessante la spiegazione che fa San Tommaso d’Aquino: i sette vizi capitali corrispondono a sette tentazioni tossiche per l’uomo, che desidera senza misura quattro specie di beni:
- è un bene di ordine spirituale, ed è la propria eccellenza: l’onore, la gloria, che di per sé sarebbero obiettivi meritevoli, ma quando vengono perseguiti esageratamente causano superbia e vanagloria.
- è un bene che fa riferimento al corpo: la conservazione dell’individuo, e quindi il piacere di mangiare, che anch’esso è un sano istinto, ma se portato all’eccesso tramite l’abuso smodato di cibi e bevande conduce alla gola.
- un altro bene che fa riferimento al corpo: la conservazione della specie, e quindi il desiderio sessuale, che perseguito in modo insensato e disordinato causa la lussuria.
- le ricchezze e soprattutto l’attaccamento ad esse contrariamente all’uso di queste risorse in maniera intelligente e cooperativo con il prossimo conduce all’avarizia.
ed evita tre specie di altri beni:
- il proprio bene spirituale che si trascura a causa della fatica e conduce quindi all’accidia
- il bene del prossimo che si rifugge perché apparentemente riduce il nostro bene
- e ancora il bene del prossimo che si contrasta per vendetta a causa dell’ira.
Un altro tema trattato nei dipinti di questi autori è il gusto per il meraviglioso e lo strano, l’esotico, perciò all’interno di questi microcosmi fantasiosi e allegorici, trovano posto anche rappresentazioni naturalistiche di animali di luoghi lontani. Questo perché i committenti delle opere amavano proprio stupire, ammaliare, incuriosire e non solo educare i propri ospiti.
Questo elefante con la torre sulla groppa mi fa pensare decisamente agli Olifanti di Tolkien che vengono descritti proprio così nel capitolo della battaglia dei campi di Pelennor alle porte di Minas Tirith…
La mostra si conclude con una riproduzione del giardino delle delizie, l’originale non è stato ceduto per la mostra, tuttavia era significativa questa opera in chiusura…
L’opera si legge da sinistra verso destra in senso temporale: all’inizio Dio crea l’uomo e la donna nel paradiso terrestre e tutte le creature vivono in armonia… La continua e frenetica ricerca del piacere che vediamo nel pannello centrale, con giochi e situazioni dell’assurdo sembrano all’osservatore superficiale solo scherzi e scene buffe, a volte erotiche…
La realtà è che questa affannosa ricerca del divertimento e del piacere conduce al vizio e all’inconsapevolezza, e all’allontanamento dall’ordine naturale. … Conduce all’Inferno sulla terra che troviamo nel pannello finale di destra.
Non siamo progrediti molto noi altri esseri umani dall’epoca del 1500… siamo ancora totalmente schiavi di questi vizi, e le immagini allegoriche di Bosch sono attuali come non mai.
L’unica differenza sta nel fatto che come una legge del contrappasso, in questo inferno moderno, molti vizi vengono celebrati e diffusi tramite i mezzi d’informazione e i social, come fossero esempi e modelli da seguire e di fatto influenzano veramente, in negativo, la formazione delle coscienze.
In molti luoghi del pianeta la vita è l’inferno di questi dipinti, ma anche restando in un paese benestante e non impegnato in guerra, almeno non nel proprio territorio, possiamo trovare molte delle scene dell’assurdo e la frenetica follia di massa, inconsapevole, insensibile degli incubi di Bosch.