Un anno fa, venerdì 15 aprile, abbiamo visitato il Parco della Villa Durazzo Pallavicini a Pegli in Liguria.
Il parco si trova vcino Genova all’uscita Pegli, a pochi minuti dal lungomare. E’ stato costruito tra il 1840 e il 1846 su progetto dell’architetto Michele Canzio per volere del Marchese Ignazio Pallavicini.
Il percorso si sviluppa salendo molto pigramente su una collina interamente coperta di vegetazione lussureggiante mediterranea. Lungo il cammino si alternano scenografie architettoniche con statue di stile gotico, neoclassiche, rustiche, o esotiche… con svariate specie di piante anche non autoctone, posizionate ad arte in modo da creare un viaggio soprattutto nella propria anima.
Sebbene in certi punti si sentano ancora le auto della strada, sembra di trovarsi in un luogo senza tempo e senza confini. Strati su strati di significati si svelano al visitatore a seconda della sua formazione e interessi, alcuni manifesti, altri più nascosti…
Alberi secolari così grandi da sembrare eterni creano uno spazio protetto che illude il visitatore di trovarsi in un luogo Altrove dal mondo, come l’armadio magico di Narnia…
Il percorso sotto gli alberi passa sotto un edificio che sembra un tempio classico, ma è chiamato “Coffee House”: da quel terrazzo si vede il mare… All’epoca probabilmente era molto suggestivo, adesso purtroppo si vedono le strutture sgraziate del porto industriale di Genova, e un po’ si perde l’illusione di trovarsi in un luogo altrove… O forse proprio il contrasto crea la distanza tra il qui e il fuori…
Coffe House e Arco di Trionfo
Si prosegue e si arriva all’Arco di Trionfo, che è un volto a due facce: da una parte il tipico arco di trionfo, adornato con bassorilievi classici …
Dalla parte opposta diventa un edificio rustico: una facciata in pietra grezza, il Romitaggio.
Quasi a suggerire di spogliarsi di tutti gli orpelli della vita mondana e con umiltà intraprendere un cammino in salita.
Si continua a salire arrivando all’Oasi Mediterranea, dove troviamo diverse piante di sughero, con la caratteristica corteccia.
Oasi Mediterranea e Viale delle Camelie
E poi di seguito il Viale delle Camelie, oggi purtroppo già quasi sfiorite…
L’acqua, il tema di tutto il percorso è il filo conduttore del viaggio. Il cammino si arrampica ancora fino al Vecchio lago, e poi alla sorgente, dove sorge una capanna di legno con il tetto realizzato in spighe di grano.
La Cappella della Madonna
E poi incontriamo una cappelletta dedicata alla Madonna… Guardiamola bene, c’è davvero bisogno della Madre Celeste!
Ogni dettaglio di questo cammino è pensato e ricercato, nulla è fatto in modo approssimativo o casuale…
La Madonna dipinta in questi toni così evanescenti sembra davvero un’apparizione che si scorge solo andando davvero vicino alla cappelletta. La piccola lanterna che riflette come uno specchio il cielo azzurro sembra suggerire che l’ispirazione al divino dobbiamo cercarla dentro noi stessi e solo quando vorremo trovarla sapremo andar vicino e vedere…
Quasi alla sommità della collina troviamo una nuova capanna di legno, chiamata Capanna Svizzera. Da qui si gode una vista meravigliosa del panorama sottostante: il porto di Genova
Il Castello del Capitano
E infine proprio in cima alla collina sorge il Castello del Capitano.
ed è posto proprio in cima alla collina perché rappresenta una “Architettura Sacra” infatti il bastione a base quadrata è simbolo del mondo materiale e razionale, mentre il torrione a base circolare simboleggia la spiritualità raggiunta dall’uomo che ha appunto compiuto l’ascesa dal mondo grezzo per raggiungere l’infinito. Non a caso infatti poco lontano si trova il Mausoleo del Capitano.
Il capitano è secondo me, l’uomo mortale che ha però compiuto la sua ascesa, ed è appunto diventato il capitano del suo intelletto e del suo cuore. Perde le sue spoglie mortali e incontra l’infinito…
Quassù la Natura è davvero un trionfo di alberi infiniti che sollevano le braccia al cielo senza altri confini sopra di sé .
Il percorso scende di nuovo nella selva, ma è diverso dal versante fatto in salita: si arriva alle Grotte degli Inferi… e purtroppo sono visitabili solo nei finesettimana… perciò niente, sul sito avevo visto che c’erano altri ambienti suggestivi, ma non possiamo vederli…
Proseguiamo e arriviamo al Grande Lago:
Il Paradiso Empireo e il Tempio di Diana
Un laghetto di forma irregolare che rappresenta il Paradiso Empireo dove vengono traghettate le anime che avendo attraversato le Grotte degli Inferi, tornano a riveder le Stelle… (una citazione di Dante) Il tour originale infatti era concepito in modo che il visitatore arrivasse al grande lago uscendo dalle grotte e restasse abbagliato così nel passare dal buio alla luce.
Passeggiando tra i vialetti adorni di alberi, piante, vasi da fiori si scoprono poi altri elementi. Il Ponte Cinese (Oriente), il Ponte Romano (Occidente), il Chiosco Turco (Medio Oriente), la Pagoda Cinese (Oriente), l’Obelisco Egizio (Terre africane) a rappresentare le varie etnie della terra tutte riunite in cielo attorno alla luce divina.
Il Tempio di Flora
L’ultimo elemento affacciato sul lago grande è il Tempio di Flora. Questa scenografia rappresenta il Paradiso terrestre dove vive Flora, divinità che regola l’ordine del Mondo.
E’ composta da due spazi legati dal tempio di Flora a base ottagonale: il Giardino dell’approdo e il Viridiario.
Pertanto si può giungere in questo luogo da due vie. Se si arriva in barca si giunge al giardino dell’approdo, custodito da due Giardiniere, giovani anime purificate, si riprende la propria fisicità per godere delle bellezze della Natura…
Se invece si arriva alla scenografia da terra, si passa prima attraverso la serra, il giardino personale della Dea, dove essa coltiva la flora durante l’inverno per garantire la continuità della vita sulla Terra.
La Rimembranza
Proseguendo il viaggio lungo il sentiero intorno al grande lago, si giunge alla scena della Rimembranza: la stele di Gabriello Chiabrera, insigne poeta ligure. Si giunge attraversando un cerchio d’acqua, che separa il mondo dei vivi dal mondo dei morti.
La Morte è vinta dall’Immortalità dell’Arte, mi ricorda un po’ il concetto dei Sepolcri di Ugo Foscolo.
Lungo tutto il percorso intorno al lago, sempre resta visibile il tempio di Diana…
Il percorso si chiude su se stesso tornando alla Coffee House. Stavolta anziché passar sotto l’arco, si può visitare le sale al piano superiore decorate con affreschi pompeiani…
Curioso che il viaggio si concluda con gli affreschi della città di Pompei. Sembra quasi suggerire una volta di più che il nostro tempo qui sulla terra è limitato, e mentre suoniamo i nostri flauti e scuotiamo i tamburelli danzando come se fossimo immortali, non sappiamo in verità quando un sussulto della terra o un’altra catastrofe potrebbe distruggerci…
La visita si conclude sotto i grandi alberi da cui era partita… ma noi non siamo più gli stessi di prima.
Le foto di questo articolo sono state scattate da Chiara e Carlo.