L’arte a scuola è qualcosa che riguarda solo gli istituti d’arte? E cosa si intende con il produrre arte?
A cosa serve l’arte? In verità forse è questa la domanda da porsi prima ancora di tutte le altre.
L’arte è nata già nel paleolitico, quando qualcuno in una grotta, nonostante le sue priorità fossero la sopravvivenza e la riproduzione, ha deciso di dedicare tempo, energie, e risorse per fare qualcosa di apparentemente inutile.
Ma era davvero inutile? Beh se hanno continuato a produrre arte, nonostante le difficoltà e l’evidente scala di priorità, chiaramente l’arte realizzava qualcosa di impalpabile, non quantificabile, che tuttavia arricchiva tanto chi la creava, tanto chi la poteva fruire.
Forse l’umanità ha sempre funzionato per immagini, nel senso che le immagini raccontano storie, illustrano ideali, motivano azioni, educano, commuovono…
E allora si, l’arte ha perfettamente senso anche in un istituto tecnico, anche in una scuola non specificatamente artistica. Anzi, il fatto di riuscire a creare arte, indipendentemente dalle capacità tecniche di chi la pratica, è la sfida che dimostra il senso e la grandezza dell’arte.
Questo che vedete in foto è il risultato finale di un progetto che abbiamo realizzato alla scuola dove lavoro, l’ITC Mattei di Rho, assieme alla mia collega di disegno tecnico Annalisa Gitto. Cercavamo dei soggetti per fare dei murales nelle aule del biennio, per renderle immersive e in qualche modo motivanti. Siamo partite dall’aula di Matematica, la materia che apparentemente è meno vicina all’arte.
Una frase che sento spesso è “A cosa serve la Matematica?”
Il senso di quest’opera è di illustrare il concetto che la Matematica è uno strumento per fare.
Per costruire e per rappresentare i tanti ambiti della realtà. Il disegno di Escher prende in considerazione la geometria, che è una parte della matematica, come strumento per la rappresentazione e la costruzione degli edifici.
Ma invero gli oggetti della Matematica: le variabili, le funzioni… Servono per descrivere i fenomeni fisici ed economici, oltre che essere la base di tutta l’informatica.
La matematica infatti è il linguaggio con cui è descritto il mondo. Anzi prima che noi “Sapiens” provassimo a descrivere il mondo con la matematica, esso era già stato creato con leggi matematiche.
Noi stiamo semplicemente e metaforicamente “recuperando un manoscritto già fatto”, sotterrato nella polvere. E scoprendo man mano le leggi che regolano la fisica, abbiamo preso spunto per creare noi stessi degli “eventi” che agissero con le stesse leggi. Pensiamo a quel che abbiamo potuto costruire come edifici, e mezzi di movimento, fenomeni economici, e la stessa tecnologia di cui siamo circondati.
Perciò ho pensato a questo “pezzo” della lunghissima striscia disegnata da Escher intitolata “Metamorfosi”. Un pezzo dove la geometria da una parte realizza un pattern decorativo con uccelli, e dall’altra parte crea dei cubi e poi delle strutture solide via via sempre più complesse fino a creare veri edifici e una intera città. La città di Atrani in costiera Amalfitana sul mare.
Quindi da una parte il pensiero astratto prende il volo, e dall’altra parte le forme geometriche si concretizzano in edifici e case, il nostro mondo.
Il progetto è nato come attività ricreativa pomeridiana per i ragazzi, per contrastare la dispersione scolastica. Poiché molti sembrano privi di un interesse, privi di un sogno, e sostanzialmente sembra vengano a scuola perchè si deve, perchè si fa così…
Molti odiano avere difficoltà, odiano gestire la complessità, pensano di non essere abbastanza bravi e rinunciano in partenza prima ancora di provare.
Ma questo murales è nato complesso da subito. Innanzitutto riportare il disegno sul muro così in grande ci poneva la sfida di come ingrandire il disegno dalle immagini trovate in rete.
Per fortuna la tecnologia permette dei veri prodigi: con un proiettore abbiamo proiettato l’immagine sul muro e poi tutti assieme, noi due docenti e i ragazzi, abbiamo “ricalcato” per così dire l’immagine proiettata sul muro.
Inizialmente eravamo pochi, poi la voce si è sparsa e hanno iniziato a venire a vederci e darci una mano sempre più ragazzi.
Il clima che si creava nelle nostre sessioni di lavoro pomeridiano era fantastico. Creatività, collaborazione, impegno, dedizione… non eravamo più studenti e docenti, non eravamo più impegnati al solito gioco delle parti: tutti ci divertivamo e il tempo volava nel fare con piacere in armonia. Tutti volevamo dare il meglio. E vedere il disegno, e poi la pittura, realizzarsi con le nostre mani, ci ha caricati, motivati…
Non è tanto straordinario il risultato, sebbene piuttosto bello in effetti, ma dobbiamo ringraziare Escher soprattutto per l’idea. Quel che è straordinario è aver mostrato a questi ragazzi che è bello fare, è bello impegnarsi anche in un progetto complesso come questo, proprio perché complesso. E non solo il risultato, anche il cammino vale la pena con tutte le complessità e difficoltà affrontate.
Le difficoltà e la complessità sono indispensabili per creare. E non bisogna avere paura di affrontarle e di impegnarsi, perchè quel che si impara nel cammino, è impagabile.
E se non si ha mai a che fare con difficoltà, o complessità, vuol dire che non si sta imparando nulla, non si sta facendo nulla di valevole.
Questo è l’obiettivo di questo progetto: insegnare ai ragazzi che per creare qualcosa di bello non serve un esperto che sappia far tutto, e che abbia in tasca le soluzioni per tutto. Basta decidere di impegnarsi, di collaborare, di risolvere i problemi man mano che si devono affrontare. E davvero le difficoltà sono state risolte proprio grazie a questo pentolone di diverse teste e capacità che ha permesso di scoprire veri talenti nascosti, e che ha permesso di trovare le risorse per il tutto. Basta avere fiducia che ogni cosa sarà risolta e superata dalla volontà di impegnarsi. Perché non è una Chimera, è davvero così!
Il senso di fare un murales a scuola per illustrare cosa sia la Matematica, collaborando in un’opera complessa, studenti e docenti, trascende a mio parere questo primo significato portandone altri: la collaborazione, la fiducia, la scomposizione di un problema complesso in sotto obiettivi più semplici ci ha permesso di realizzare un progetto grandioso, un lavoro bellissimo, di cui essere soddisfatti, che arricchisce la scuola.
Grazie a tutti i ragazzi che hanno collaborato e contribuito nelle varie fasi dei lavori, e che hanno così dimostrato, con le loro mani e il loro impegno, che non esiste nulla di “troppo difficile”.
Sul mio profilo Instagram potete trovare tutti i Reel con le fasi del lavoro.
L’ultimo giorno è questo: