Sebbene abbia già provato a realizzare dei visi e dei ritratti, alla fine cadevo sempre nel fantasioso e non mi sono mai realmente impegnata per fare un ritratto a matita di tipo classico. Non che le cose fantasiose siano meno interessanti… ma ho un’amica su Instagram davvero brava con i disegni a matita, e mi ha ispirato a provarci.
Diciamo che realizzare un ritratto a matita di una persona non può essere solo una sfida iperrealista, poiché la macchina fotografica sarà sempre più brava di noi. Sebbene alcuni fotografi siano davvero degli artisti, e riescano nella foto a far trasparire quasi l’anima delle persone, il ritratto realizzato con le tecniche del disegno o della pittura può dare di più in termini di storia di una persona, ed emozioni che vi abitano dentro, e DEVE secondo me, sganciarsi dalla trappola dell’iperrealismo.
Mi sono cimentata dunque nel ritratto a matita e carboncino, partendo da una foto mia e di mia figlia, trasformata in bianco e nero. Per prima cosa l’ho modificata dal tablet usando il righello e il tratto rosso perché risaltassero, ed ho creato una quadrettatura.
Sul foglio da disegno ho creato in proporzione una quadrettatura con lo stesso numero di righe e colonne, che ho numerato come un piano cartesiano. Ho così iniziato a riportare le linee di contorno dei visi, occhi, sopracciglia, capelli e anche le ombre più evidenti.
La tecnica della quadrettatura permette di scomporre il disegno di un soggetto complesso, che nel suo insieme ha un significato razionale nella nostra mente, nel disegno di tante piccole tessere astratte, poiché il disegno all’interno di ogni quadrato non ha un significato razionale.
Questo metodo serve per ingannare, silenziare diciamo così, la nostra parte razionale, che è l’ostacolo più grande quando si disegna, poiché essa cerca di dare un nome e rinchiudere in una categoria ogni immagine che vede. L’effetto che ciò produce, nella mano dell’artista, è che egli non disegna più ciò che realmente vede, ma la categoria, l’etichetta che la parte razionale suggerisce. E tipicamente viene un disegno infantile, che non corrisponde affatto a ciò che si voleva rappresentare.
Un altro metodo è capovolgere la fotografia e disegnare tutto al contrario. In questo modo la parte istintiva del nostro cervello, quella che osserva i dettagli, che non sa parlare, riesce meglio a esprimersi e a guidare le mani dell’artista.
Una volta terminata questa prima bozza, si inizia con la matita B a tratteggiare le ombre e caricare le profondità osservando le ombreggiature della foto.
Non bisogna avere fretta e nemmeno essere troppo esigenti con se stessi. A volte un’ombra sul viso si capisce dopo giorni come deve essere fatta sulla carta. Servono giorni in cui si guarda da lontano il disegno. Si sa che qualcosa non va ancora bene, ma non si riesce a dire cosa e non si riesce a fare qualcosa di preciso. Poi all’improvviso cinque minuti due colpi di matita e tutto cambia.
Trovo che la pratica del disegno sia una vera meditazione ed esplorazione di sé. A prescindere da chi si è e cosa si fa nella vita, ritagliarsi dei momenti per queste meditazioni fanno molto bene. A me per lo meno, fanno bene.
Questo è il kit per disegnare a matita che mi è stato regalato…C’è una matita HB e una B più scura. E poi dei carboncini di diverso livello di scuro (le matite grigie di sinistra). Infine anche il gessetto nero e la sanguigna (che non ho provato questa volta), e la gomma pane. E poi ci ho aggiunto altri pezzi che già possedevo.
Per i chiari scuro possono essere utili anche i carboncini, che fanno uno scuro più profondo. Invece per dare colpi di luce si usa una matita bianca, e si può cancellare con la gomma pane. Lo sfumino invece serve per uniformare il tutto, oppure io uso molto anche i polpastrelli per sfumare. Fate sempre delle prove su un foglio di carta a parte per prendere confidenza con le varie matite di diversa gradazione di scuro.
I miei gatti ovviamente partecipano sempre alle mie sessioni di lavoro 🙂
Il disegno inizia ad essere apprezzabile. A questo punto l’ho importato sul tablet e ho continuato con Procreate. Avevo dubbi su come proseguire le ombreggiature e con la matita e il carboncino non si può tornare indietro. Mi è stato molto utile poiché ho capito come ombreggiare e illuminare i nasi per dar loro profondità, e ho ipotizzato uno sfondo.
Dietro di me un cielo stellato tipo quello di Van Gogh, e dietro Marta il sole. Ci vorrebbe la Foglia argento, ho pensato. E ho provato con Procreate di ottenere un effetto simile.
Poter provare e tornare indietro, cancellare e riprovare mi ha dato la sicurezza per imparare senza rovinare dove ero arrivata. E dopo il tentativo digitale mi è venuta voglia di tornare alla carta e completare il mio disegno. E invece di usare solo il nero, ho pensato ad un blu meraviglioso ad acquerello, e la foglia argento, come dicevo. Sono rimasta sempre incantata dai ritratti di Klimt che usava con abbondanza la foglia oro. Anche la mia amica su Instagram l’aveva usata accostata alla matita.
Ho anche utilizzato delle penne gel ad inchiostro bianco per dare i colpi di luce bianca più intensi. Sempre merito delle mia amica di Instagram.
E dunque eccoci: io e Marta. Mi piace molto questo ritratto, perché coglie la dolcezza dello sguardo di Marta e il momento interiore in cui ci siamo fotografate, che eravamo contente di essere insieme. Lo sfondo descrive un po’ come siamo: il cielo stellato, ma fantastico, che racconta il mio essere sempre con la testa nell’immaginazione, e Marta invece una creatura solare.
Sono molto soddisfatta. Sicuramente non è perfetto, e posso sempre migliorare. Ma considerato che è il mio primo tentativo e considerato che mi suscita le stesse emozioni di quando ci siamo fatte la foto, sono molto contenta.
L’ho messo nel mio angolo di lavoro.