Una settimana fa siamo stati sul Po, il fiume che attraversa la pianura Padana. In particolare dove il Ticino si getta nel Po poco sotto Pavia. Siamo stati molte volte da queste parti, perchè Carlo ci viveva da bambino…
L’ultima volta che siamo stati qua siamo andati a Rivanazzano, poco prima di Pasqua… e siamo passati sopra il ponte della Becca, che si trova proprio in corrispondenza della confluenza dei due fiumi. Ero rimasta molto colpita da quanto fosse basso il livello delle acque. Così abbiamo deciso di fare una gita proprio qui, vicino a Vaccarizza, e siamo andati a fare un picnic sotto il ponte sulla riva nord.
Tutto il fiume è una zona ricca di biodiversità e molte specie di uccelli trovano il loro habitat naturale. Queste distese di sassi arrotondati dall’azione dell’acqua sono, infatti, il regno della Sterna comune e del Fraticello, che insieme all’Occhione e al Corriere piccolo, scelgono questi spazi per deporre le loro uova. Abbiamo visto anche dei cigni nelle lingue di sabbia che si formano nel centro.
In Aprile di solto il fiume dovrebbe essere ricco di acqua per le stagionali precipitazioni primaverili. Ma quest’anno, come già l’anno scorso non è andata molto bene… e il paesaggio che invece si vede è questo.
Sulla sponda nord sotto il ponte c’è sempre stata una bella spiaggia di sabbia, ed è sempre stato meta di picnic nella bella stagione… ma mai così profonda era la spiaggia, e alla fine della sabbia si arriva adesso ad una sorta di palude dove arbusti secchi e stentati stanno ritti come rottami di una foresta dopo un incendio.
Dando le spalle al fiume mi rivolgo di nuovo verso la spiaggia e gli alberi e si vede nettamente dove avrebbe dovuto terminare la spiaggia e iniziare il fiume. Praticamente sto camminando dove avrebbe dovuto esserci l’acqua.
Ci inoltriamo sul sentiero lungo le sponde del Ticino, verso Pavia. Siamo sulla Via degli Abati e dei Celti, un cammino antico come la storia della nostra penisola. Un cammino che va da Bobbio a Pontremoli, attraversa parte del territorio provinciale di Pavia e l’Appennino Tosco-Emiliano nelle province di Piacenza, Parma, Massa Carrara, attraversando i Comuni di Pavia, Broni, Castana, Canevino, Pometo, Caminata, Romagnese, Bobbio, Coli, Farini, Bardi, Borgotaro,Pontremoli ed è lungo circa 190 km. Su questi sentieri passavano i Celti e i Liguri, e dopo di loro i frati in pellegrinaggio.
Qui sembra di tornare indietro nel tempo, e la foresta rigogliosa e lussureggiante ci abbraccia con i suoi suoni sussurranti, i gridolini e i discorsi degli uccellini.
Qui tutto sembra intatto e ignaro, incontaminato… Il frinire degli insetti e il canto degli uccelli sembrano gli stessi di mille anni fa mentre passando sotto queste fronde proseguiamo il nostro cammino.
A tratti si scorgono tra le fronde squarci di acqua, e l’erba come un mare verde si alza e si abbassa in piccole onde mentre il vento corre tra le foglie lucidandole in accordo con il sole.
Ma a guardar bene tra i rami si vede che nel fiume c’è troppa sabbia e poca acqua, si vede il fondo sabbioso dove c’è…
E tra i rami si distinguono di ogni tanto scale che conducono fino all’acqua in un tunnel di verde, sembrano condurre ad un’altra dimensione.
E in fondo alla scala vere case galleggianti: barche o barconi, panfili… e si immagina una vita fatta di pesca, barbecue sul fiume, ragazzi che si tuffano e costruiscono zattere, e piccoli gazebo ricavati in terrazze naturali affacciate sulla notte profumata di fiori e foresta, dove si balla al suono di fisarmoniche e baci imboscati tra gli alberi, illuminati solo dalle lucciole e le stesse. Sembrano le scene di certi film di Fellini eppure c’era tutta questa quotidianità.
Ora non più, se si guardano bene i barconi sono abbandonati, molti sono fatiscenti. Non c’è più tutto quel mondo. E’ scivolato via lentamente, come l’acqua che scorre, e così come l’acqua ora scarseggia, anche quella vita si è appassita. La gente è andata a vivere in città, credendo in un futuro moderno e più agiato.
Ma a vederla da vicino la città con i suoi assembramenti di follia non mi sembra il futuro che imaginavamo da ragazzi leggendo Asimov… Le masse, ignare di tutto questo si radunano nei centri commerciali a mangiare, consumare, comprare, e guardare dal cellulare, passivi e acritici come sassi.
Torniamo verso il Po, verso il ponte e percorriamo il tratto che procede verso est.
Si arriva al centro nautico Amici del Po: un pontile di barche che sembra uno scherzo. Le barche infatti sono tutte coperte da teli. L’acqua è troppo bassa per navigare, e l’isola di fronte vista in prospettiva con la riva opposta sul fronte sud fa sembrare che non ci sia neanche un fiume, e si ha quasi l’illusione di poter arrivare di là solo camminando con l’acqua ai polpacci.
In realtà ho visto passare un motoscafo nel centro del letto. Quindi qualcosa è rimasto ancora navigabile.
Ma se ad aprile il fiume è in queste condizioni, come sarà ad agosto?
Chi vive in città non sembra consapevole di questa situazione. Come tanti automi privi del ben dell’intelletto, tutti pensano solo al loro lavoro, a comprarsi vestiti di moda, alle vacanze, all’ultimo cellulare… e pensano che basti comprare la macchina elettrica per fare il proprio dovere.
Certo ci sarà qualcuno che ci pensa, qualcuno che ha visto il problema e sta studiando una soluzione. Ho letto degli articoli al riguardo.
Eppure mi sembra scellerato il modo in cui viviamo.
Ho realizzato anche un video di 5 minuti che ho pubblicato su YouTube:
E se qualcuno è anche curioso della genesi di questa mappa ecco il video che avevo realizzato su Instagram: