Genova sembra sempre un non luogo. Voglio dire si passa da Genova per andare da qualche parte, e non si visita mai la città in sé, anche perché la circolazione sulle strade è caotica e difficile anche con il navigatore alla mano. Sembra quasi che la struttura della viabilità sia stata fatta per respingere chi ci passa per caso. Di un quartiere esistono sempre più livelli: cavalcavia imponenti che corrono sospesi su pilastri di cemento, di fianco a palazzi barocchi affacciati ad altre strade a più corsie dove il traffico sfreccia a tutta velocità e dietro il fronte che guarda sul mare, vicoli e carruggi dove si circola solo a piedi . Ma durante le vacanze di Pasqua, visto che già ci eravamo incuriositi quando abbiamo visitato il Porto Antico, ci siamo proprio andati di proposito per visitare la città antica.
Dopo aver parcheggiato (il prima possibile) siamo giunti alla piazza davanti a Palazzo San Giorgio, che guarda verso l’acquario. Il cavalcavia che sovrasta le vie bagnate dal porto, una orrenda struttura di cemento armato, è tuttavia resa quasi turistica da un avvicendarsi di graffiti dipinti sui pilastri portanti. Ed è da qui che partiamo oggi nel fare i turisti, perché è questa la prima forma di arte che si incontra arrivando a Genova.
In realtà trovo interessanti i graffiti quando son fatti bene, non di certo le scritte con le parolacce o scritte quasi impronunciabili che si vedono sotto i ponti delle autostrade.
Alcuni sono veramente realistici e comunque sempre portatori di un messaggio, di una riflessione, o di una provocazione, altri ancora sembrano così naives e spontanei come i disegni di un bambino.
Ho provato a copiarne uno di questi un po’ naives ma l’ho rimaneggiato lavorando con Procreate, giusto per provare di nuovo il piacere di un disegno quale lo si faceva da bambini, guidati solo da associazioni di idee e colori. Che ve ne pare?
Camminando per le Vie si incontrano angoli medievali con finestre bifore, e a tratti si ha l’impressione di camminare per le calli di Venezia, piccole chiese incastonate tra palazzi, quasi fossero state dimenticate lì da uno scherzo di una macchina del tempo, e infatti poi varcata la soglia un mondo a sé di mille anni fa, e poi vicoli totalmente degradati con scritte scarabocchiate sui muri.
Percorrendo Via della Mercanzia e poi prendendo via Frate Oliveiro si arriva infine ad incrociare Via San Lorenzo che porta alla Cattedrale di San Lorenzo.
La cattedrale ha la facciata decorata a strisce, come già questo cortile nella foto di sinistra e tre portali riccamente decorati con Marmi di diversi colori.
La cattedrale venne consacrata nel 1118 ma esisteva allora solo l’altare e la zona di preghiera circostante. Dal 1230 venne costruita la facciata con i tre portali gotici e ristrutturata nelle parti preesistenti.
L’interno è imponente e le tre navate presentano l’anomalia costruttiva del finto matroneo romanico (sec.XIII) sovrapposto al colonnato gotico. L’anacronistica inversione dipende dal rifacimento trecentesco del solo colonnato dopo un incendio che nel 1296 lo aveva staticamente compromesso causando la distruzione anche della copertura (le volte a botte delle navate risalgono al sec. XVI).
Nei secoli successivi vengono realizzate diverse cappelle interne e nel 1550 viene eretta la cupola. Verso la fine del XVII secolo vengono realizzate le decorazioni a stucco dorato nella parte dell’abside. Perciò percorrendo la navata sembra di viaggiare su una linea temporale verso i giorni nostri.
Si può salire sulla torre di sinistra dopo una prima rampa di scale ci si può affacciare dall’alto sulla navata centrale:
Infine si arriva ad una sorta di terrazzo coperto, più basso rispetto alla torre di destra che è il vero campanile. Il terrazzo è circondato da colonne che si affacciano sulla piazza e sui tetti della città.
Da non perdere all’interno della cattedrale è la visita al Tesoro del Duomo che si trova sotto il cortile dell’arcivescovado.
Questo spazio è stato realizzato nel 1956 dall’architetto italiano Franco Albini che si è ispirato alle tombe micenee e ha concepito quattro vani circolari di diverso diametro, collegati in modo da contenere le opere d’arte separandole quasi per argomento. L’ambiente sembra nello stesso momento antico eppure addirittura fantascientifico.
Mi faceva quasi pensare di trovarmi su una astronave che trasportasse preziosi reperti ritrovati sul pianeta terra da una specie aliena.
Il Sacro Graal… Uno dei molti pretesi piatti dell’Ultima Cena.
Al di là del fatto se sia veramente o no il piatto dell’Ultima Cena, quest’oggetto ha una storia davvero particolare. E’ indubbiamente molto bello e suggestivo, e anticamente si pensava che fosse di smeraldo.
Perciò quando in Italia arrivò Napoleone, oltre ad aver sottratto i rubini degli occhi dei cavalli di Venezia, confiscò anche questo piatto.
Una volta portato a Parigi e analizzato dagli orafi specialisti, si scoprì che non era di smeraldo ma di vetro verde.
Durante il viaggio di ritorno all’Italia però si ruppe…
Questa statua della Madonna, interamente in argento è particolarmente bella: luminosa eppure non pacchiana, mi fa pensare al Mithril di cui parlavano gli elfi di Tolkien. I lineamenti del viso, le mani e i decori della veste sono finissimi, sembra davvero realizzata da un orafo elfico.
Altri particolari del processionale
Un’altra meta da visitare è certamente il Palazzo Ducale… Ma quando ci siamo stati era giovedì e il palazzo si può visitare solo nel fine settimana. Perciò giusto una foto all’atrio interno:
Passando dall’atrio del Palazzo Ducale si sbuca nella piazza Raffaele de Ferraris. E qui la città cambia totalmente aspetto. Lasciati i vicoli medievali le strade si aprono su palazzi barocchi, e non sembra quasi di essere nella stessa città di prima.
Incontriamo pure una galleria simile a quella di Milano, sebbene non altrettanto ricca, tuttavia troviamo un negozio veramente bizzarro.
Certamente una città a molti strati, con più livelli di storia da raccontare. Una città che non basta una giornata per visitare e apprezzare. Dovremo tornarci…