L’anno scorso a giugno ho avuto occasione di visitare la Mostra Yokai, “Le antiche stampe dei mostri giapponesi“, che si trovava ospitata alla Villa Reale di Monza. Yokai in Giappone è un termine usato per raccogliere svariati tipi di esseri della mitologia antica, che spaziano tra demoni, fantasmi, creature sovrannaturali, spiriti… tutti dotati di poteri magici, tutti dotati di intelletto e scopi altri da quelli umani.
E i racconti di questi esseri si trovano soprattutto nella letteratura legata alle storie sui samurai soprattutto del XVII secolo. Ecco perché il Samurai che vedete in locandina… ma non è l’unica locandina, ne esiste una molto più inquietante che vedremo più avanti.
Una prima introduzione alla mostra è stata fatta da una artista Italiana conosciuta con il nome d’arte Loputyn, che ha realizzato diverse tavole su alcuni di questi “Mostri”… L’ho contattata per chiederle il permesso di usare le mie foto dei suoi disegni, e lei è stata così gentile da concedermelo.
Questo è il disegno a matita realizzato dall’artista. Mi piace molto il tratto della matita che
ha reso perfettamente la pelliccia morbida della volpe sul muso, sulle guance e sulle orecchie.
vedremo più avanti.
lo stile di questa illustratrice ricorda molto i tipici Manga giapponesi, ed è un interessante finestra temporale sul mondo attuale della produzione artistica dedicata all’illustrazione del tema della paura, dei mostri dell’inconscio… Da Italiana mi fa piacere che tra i tanti illustratori in stile manga, abbiano scelto una artista italiana per fare da copertina alla mostra.
Secondo la tradizione, i samurai, quando non sono dediti alle battaglie, si dedicano alla contemplazione della bellezza della natura, all’arte della calligrafia e della pittura… Per non perdere l’allenamento al coraggio, si sottopongono alla Cerimonia delle 100 candele.
Si riuniscono alla sera quando il sole è calato in stanze poco illuminate… Vengono accese 100 candele, e ciascuno di essi racconta una storia raccapricciante e terribile al termine della quale deve spegnere una delle candele… Man mano che la serata procede crescono le tenebre, e i mostri evocati dai racconti prendono forma grazie alle sagome informi delle persone radunate, agli anfratti della stanza, agli oggetti irriconoscibili nel velo del buio… E la tensione sale.
In realtà la descrizione “… i Mostri giapponesi” è molto riduttiva, poiché per noi occidentali la parola “Mostro” ha sempre un’accezione negativa e unidirezionale. Per noi occidentali, soprattutto per gli occidentali cristiani il soprannaturale, è sempre connesso con una manifestazione divina, o il suo contrario, demoniaca. E noi semplici umani siamo relegati ad un mondo terreno che nulla ha di magico, a meno che non accada un miracolo divino, o un’opera del male del Diavolo.
In Giappone il concetto di soprannaturale è molto più variegato e oltre al divino, esistono varie creature dotate di poteri magici, che non sono relegate solo ad un mondo. Esiste una zona di confine, che non è divina, e non è terrena… E gli umani possono esperire incontri con creature magiche e soprannaturali, non necessariamente divine, legate alla Natura. Un esempio sono gli spiriti silvestri, protettori della foresta. I Kodama, a seconda dell’animo del viaggiatore che si avventura tra gli alberi, decidono di aiutarlo, se il suo cuore è puro, o di fare degli scherzi e indurlo a perdersi, se ha intenti malvagi. Non vengono risparmiati ad esempio taglialegna troppo avidi, o piromani…
Gli animali stessi possono diventare o essere già degli esseri soprannaturali, ad esempio la volpe o il gatto. Si chiamano Kitsune le volpi che assistono il Kami Inari, la divinità preposta alla fertilità e realizzazione terrena. Furbissime e molto sagge poichè hanno vita lunga, e sono sempre alla ricerca della conoscenza. Possono cambiare aspetto e assumere a volta le sembianze di giovani e avvenenti fanciulle. Diventano mogli, amanti di uomini mortali, e avendo figli, trasmettere i loro poteri.
I gatti sono anch’essi esseri speciali per i giapponesi. La loro duplice natura così tenera e affettuosa per certi versi e al contempo fiera e selvaggia li rende potenziali strumenti di morte e vendetta.
E’ il caso del BakeNeko: quando un gatto assume una dimensione fuori dal normale, o raggiunge un’età veneranda, o assiste all’assassinio della sua padrona affezionata … è probabile che possa diventare o nascondere sotto le sue spoglie una creatura magica, in grado di punire il colpevole anche con la morte… o assassinare innocenti secondo regole inspiegabili a noi semplici mortali.
e poi si trasformava in un enorme gatto e le divorava…
Anche gli esseri umani, a causa di un evento traumatico, possono assumere poteri sovrannaturali tramite i quali riportare la giustizia e l’ordine interrotto e come una sorta di legge del contrappasso punire i malfattori. E’ il caso dell’immagine di copertina della mostra, dove la principessa vendica il padre assassinato con l’inganno, evocando un enorme scheletro del padre che combatte e uccide i malfattori.
Oppure peggio ancora prigionieri di sentimenti negativi distruttivi e diventare appunto mostri. Intrappolati in un aspetto grottesco o orrendo a causa di uno stato emotivo disfunzionale prolungano e ripetono il male che li ha danneggiati.
Casi tipici sono donne che hanno subito un torto, una violenza e diventano mostri che si rivelano al momento opportuno. Esse non si limitano più alla mera vendetta, ma diventando esse stesse efferati serial killer. Dopo aver adescato con l’aspetto femminile la vittima ignara, spesso uomini non necessariamente colpevoli del danno che ha scatenato la trasformazione, li uccidono per poi cibarsene, o li conducono alla pazzia.
Jorogumo: avvenenti donne che si trasformano in enormi ragni al momento di uccidere le loro vittime.
In parte questa visione magica dell’esistenza molto si ricongiunge, a parer mio, alle antiche religioni pagane sia del Mediterraneo, sia del nord Europa. E i miti e le leggende che narrano queste storie, questi mostri, sono in realtà molto legati alla psiche umana, a sue patologie, a seguito di traumi, o segreti desideri di vendetta e rivalsa. La tradizione cristiana ha invece insegnato il valore del perdono e della ricompensa dopo la morte. Sicché molti aspetti della psiche umana: sentimenti di disperazione non espressa, ingiustizia non sanata, sete di vendetta e rivalsa, hanno assunto una accezione talmente negativa da diventare tabù.
E così eliminando la mitologia pagana che li descriveva molto efficacemente, questi sentimenti sono diventati talmente privati da diventare il nutrimento delle più turpi e tragiche disfunzioni della psiche umana. I mostri della mente umana esistono anche per noi occidentali cristiani e in effetti anche noi cristiani abbiamo dato un volto a questi mostri attraverso le rappresentazioni dei volti del diavolo nelle chiese gotiche, o nei racconti medievali, si pensi banalmente ai demoni descritti da Dante all’Inferno…
Perciò non scandalizziamoci eccessivamente di fronte a queste rappresentazioni, e guardiamole con gli occhi della scoperta e dell’analisi critica, perché siano strumento di consapevolezza e crescita.
Questi aspetti magici della vita, sono legati al fatto che nel medioevo, e ovviamente a maggior ragione anche prima, la vita umana era ancora molto precaria, soggetta alle intemperie, ai pericoli, aleatoria, nel senso di imprevedibile e soggetta ad eventi fortuiti o fatali da cui non si poteva scappare né predeterminare l’esito. Perciò molte di queste creature e trasformazioni drammatiche vivono la loro manifestazione soprattutto all’aperto, lontano dalle città.
Le città sono il regno degli uomini: gli ambienti sono ordinati e scanditi da accadimenti e rituali ripetitivi che rassicurano la psiche umana.
Le recinzioni delle città, i templi e le case producono una sorta di barriera mistica che tiene lontano la maggior parte degli Yokai. Soprattutto l’effetto rassicurante di conoscere perfettamente la logistica dell’ambiente in cui si muovono, e il rispetto di precise regole esoteriche nella disposizione delle stanze e dei mobili rende gli uomini confidenti di essere al sicuro… Ma non del tutto: anche qui, possono esistere degli Yokai, sebbene molto più addomesticati e meno molesti di quelli selvatici.
Un esempio sono i Gama, parassiti energetici dall’aspetto di rana o rospo, che si nascondono sotto il pavimento delle case e si cibano della linfa vitale degli inquilini.
Dal punto di vista puramente estetico queste illustrazioni fanno parte della stessa tradizione del Mondo fluttuante. Si tratta di xilografie, ovvero stampe utilizzando una matrice in legno intagliato, intrisa di colori a base d’acqua su carta fatta a mano.
Questa tecnica permette di ottenere sia colori accesi e saturi sia colori tenui e trasparenti. I disegni sono estremamente raffinati e sebbene non si possano dire realistici, hanno una perfezione e realismo impressionanti.
Tale realismo si nota sulla realizzazione dei particolari degli oggetti e degli atteggiamenti dei corpi. I volti invece sono abbastanza stereotipati e poco espressivi, sebbene esprimano una bellezza iconica e immota. Particolarmente ricche di dettagli sono le stampe dei chimoni dei personaggi, il gusto degli accostamenti di colore. Trovo assolutamente fantastici i notturni con gli alberi in fiore, o le cascate di acqua cristallina, che sfidando le regole della luce riescono a riportare la bellezza irraggiungibile della Natura, che assiste sempre perfetta e mai sfiorata dalle vicende umane.
A destra vediamo l’ingrandimento di un cartiglio. Si possono riconoscere parti scritte con la spiegazione presumo, e diversi timbri di più colori… Probabilmente viene esplicitato se il disegno fa parte di una serie… ma non so, potrei sbagliarmi, questa è una mia ipotesi.
Un dettaglio che mi ha sempre affascinato è la capacità degli artisti giapponesi di realizzare dei Cartigli dove sono riportate informazioni sull’opera, il nome dell’autore, la numerazione di stampa… all’interno dell’area stessa del disegno, come un piccolo quadretto dentro alla composizione.
Spesso addirittura utilizzando oggetti di uso comune, come ventagli, o il fumetto ad esempio penso all’immagine del gatto che assiste all’assassinio della padrona. Presumo che nel fumetto ci siano esplicitate le intenzioni del gatto.
Nella parte finale della mostra troviamo una teca contenente dei piccoli oggetti in avorio intagliato di fattura veramente pregevole: animali, mostri, umani, bambini… si chiamano Netzuke, e sono delle piccole scatoline dove riporre piccoli oggetti che venivano appese o cucite all’abito del samurai.
Il percorso della mostra si conclude con l’esposizione di una armatura, mentre una voce narrante interpreta il congedo del Samurai:
La morte, i samurai. l’arme, l’atroci imprese io canto.
Mondo di sofferenza eppure i ciliegi sono in fiore.
Non un grano di polvere si posa a turbare il chiarore del crisantemo bianco.
Scendono le ali delle farfalle,
che si spingono
fino ai crisantemi selvatici.
Il suono della campana si perde nel cielo ma il profumo dei fiori Risuona nei nostri cuori
L’erba estiva è tutto ciò che rimane del canto dei guerrieri.
La consapevolezza della caducità della vita è ciò che apre gli occhi alla bellezza e alla meraviglia.