Dalla città di Como, sul lungolago, si può salire sulle montagne che contornano il lago con una Funicolare che porta fino a Brunate. Purtroppo c’è sempre coda… ma mi son detta: “se c’è coda, ne varrà la pena..” o No?
L’ingresso lo trovate sul lungolago procedendo a destra della piazza Cavour dove c’era il mercatino di Natale. Sebbene siano arrugginite le decorazioni in stile Liberty, sono comunque caratteristiche e particolari… varcare l’ingresso sembra un po’ un portale per un viaggio nel tempo.
E all’interno, mentre si fa la coda per salire sulla vettura, si fa in tempo ad ammirare sulle pareti le foto d’epoca dei primi del ‘900 e i paesaggi innevati di quegli anni.
Arrivati in cima a Brunate, il paesaggio sottostante del lago e le montagne che si affievoliscono in sfumature di azzurro ripaga della lunga attesa per salire.
Ci sono svariate mete che si possono raggiungere da qui. Partendo dalla prima in alto:
Alle baite alle vette (non è specificato il tempo di arrivo)
Santa Rita al CAO, santuario (50 minuti)
Faro Voltiano, belvedere (36 minuti)
Parco Marenghi (33 minuti)
Chiesa di San Maurizio (32 minuti)
Fonte Pissarotino, belvedere (20 minuti)
Ville Liberty (10 minuti)
Chiesa di Sant’Andrea (4 minuti)
Puntiamo alla meta più vicina Sant’Andrea, visto che ormai è pomeriggio inoltrato… Perciò andiamo verso sinistra come dicono i cartelli passando tra le ville Liberty dove arriviamo arriviamo…
L’aria quassù è più fredda e rarefatta, sembra tutto più dorato, saranno i raggi obliqui del sole che tutto impreziosiscono… sembra di fare un viaggio nel tempo, in un’epoca in cui si scrivevano targhe commemorative per i poeti… dove l’arte, la bellezza, la poesia avevano un valore ed erano premiate.
Mi piace camminare tra queste case, sembra tutto così bello, eppure sembra un luogo fantasma, ci sono solo i turisti in giro. Noi che viviamo questo tempo moderno non possiamo vivere qui, noi viviamo laggiù in fondo. Questo è un luogo tipo Gran Burrone degli Elfi, lontano dalle umane vite, lontano dagli affanni quotidiani. Chissà se nascosti dietro a queste finestre vivono celati ai nostri occhi di Babbani gli Elfi come quelli di Gran Burrone, e ci guardano con la pena di chi vive in una dimensione in più, come noi quando guardiamo le formiche che si affannano sopra un artefatto umano senza riuscire a percepire la terza dimensione. Ecco nella mia immaginazione, noi che calchiamo i passi su queste vie quassù, siamo come formiche errabonde, che percorrono senza capire una scanalatura su un monumento, stupefatte dalla diversa consistenza del piano su cui corrono, ma senza capire veramente cosa sia.
Ci son luoghi che mi fanno sentire così: ho la sensazione di poter quasi avere una rivelazione… ma poi resta solo sensazione, e non la so neanche formalizzare in qualcosa di condivisibile.
Arriviamo a Sant’Andrea apostolo, una bella chiesa con gli angeli sul tetto accanto alla croce
Appena entrati dall’ingresso laterale si trova questo bassorilievo che penso ritragga Maddalena Albrici badessa dell’antico monastero di Sant’Andrea, che un tempo si trovava qui.
All’interno vi sono molti affreschi realizzati alla fine del XVII secolo.
Mi sono piaciuti molto i bassorilievi: com’è dolce questa Madre celeste con la sua carezza al viso del bambino. E’ bella perché con il suo gesto così intimo e familiare ci ricorda noi stesse, ci ricorda quante volte ci siamo sentite così con il nostro bambino in braccio. E perciò tutte noi siamo Lei e Lei è in noi.
Anche questi angeli in marmo sono particolari, hanno un qualcosa di elfico.
E che belle anche queste candele tutte colorate, diversi i bicchierini che contengono la fiamma, come dei vestitini, eppure tutte le fiamme brillano allo stesso modo.
Esiste tutta una teoria in merito ai colori con cui ci piace vestirci e le emozioni che ci suscitano: la forza del rosso, la tranquillità dell’azzurro, la vitalità del verde e la creazione del giallo…
Fa pensare che ogni colore è stato messo da una diversa persona, con la sua storia, con la sua preghiera, e con il colore della sua vita.
A volte non importa che una chiesa sia più o meno importante dal punto di vista artistico, o quanto sia antica. A volte le impressioni che ci colgono solo osservando i dettagli o le luci ci trasmettono qualcosa di bello e così privato che non si riesce a dire. Come un ricordo di un posto che si conosceva da bambini, che regala sensazioni senza nome, eppure vivide.
E’ sempre bello visitare i luoghi di preghiera, e questo luogo sopraelevato, con l’azzurro orizzonte che sfuma intorno, fa sembrare immenso e pulito il mondo intorno.
Ormai si fa tardi e dobbiamo tornare giù a Como, perciò si riprende la Funicolare
Il paesaggio sottostante è velato di rosa e violetto, vallate cosparse di casette bianche si sfumano in nebbioline della sera. Tutto sembra magico e perfetto da questa distanza.
Scendiamo e mentre scorre il paesaggio davanti a noi si avvicina il lago e la città, come se planassimo dolcemente dall’alto.
Pini controluce sul cielo all’imbrunire, e rocce bianche in primo piano,
Siamo lontani, siamo su un altro pianeta, e osserviamo il mondo di sotto, che come una cartina disegnata racconta una storia che vogliamo esplorare.
Riflessi arancioni come dischi volanti sul vetro della vettura, siamo di ritorno sulla macchina del tempo. Quel che vediamo è sempre un po’ filtrato dagli occhiali attraverso cui guardiamo. Possiamo scegliere di non fotografare la vista del lago dall’altro rammaricandoci del riflesso prodotto sul vetro un po’ polveroso, oppure immaginarci su una illusione che renda speciale questa foto, e quindi il ricordo che si cristallizza in testa. Siamo noi con la nostra mente a manipolare quel che ci accade intorno.
Tutto può renderci ispirati o annoiati.
Vorrei aver avuto più tempo per visitare la città alta e anche gli altri punti panoramici più lontani, come il Faro Voltiano… Dobbiamo tornarci, magari in macchina si arriva prima e si possono visitare tutte quelle mete scritte sui cartelli all’arrivo.